Luglio 2011
Il ritorno della carestia in Africa orientale


Il Corno d'Africa è flagellato dalla siccità e, ora, dalla carestia.


su http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article2222 c'è un interessante articolo su cause ed effetti della carestia che in questi giorni si sta abbattendo nel Corno d'Africa.

Norman Traub concentra le responsabilità sui cambiamenti climatici e sull'intervento imperialista.

Alcune riflessioni sono legate alle analisi dettagliate fatte da Daniel Tanuro nel suo libro "L'impossibile capitalismo verde", edito in Italia da Alegre e che è stato presentato qui a Livorno il 26 maggio scorso

 

Africa orientale nella morsa della fame

di  Norman Traub 

In due regioni della Somalia il 20 luglio è stato dichiarato lo stato di carestia. Ciò si verifica quando la malnutrizione infantile acuta supera il 30% e più di due persone su 10.000 muoiono ogni giorno di fame. L'ultima volta che è stata dichiarata carestia nel paese era 1992. 3,7 milioni di persone, metà della popolazione hanno bisogno di urgente assistenza umanitaria. Un ulteriore 8 milioni di persone necessita di cibo nei paesi confinanti, Kenya, Etiopia e Gibuti. Lungo il Corno D’Africa lo stato di siccità si sta rivelando gravissima, dove in alcune zone si è di fronte alle più basse precipitazioni degli ultimi 60 anni.

 

Decine di migliaia di persone sono già morte a causa della siccità. I bambini e le donne sono i/le più vulnerabili. Più di 2 milioni di bambini sotto i cinque anni in Somalia, Kenya ed Etiopia sono affetti da malnutrizione acuta, di cui quasi 500.000 bambini sono in pericolo di vita. In alcune zone del sud della Somalia, i tassi di malnutrizione acuta tra i bambini sono già vicini a un’ineguagliabile 50%. L'ONU ha convocato una riunione di emergenza per discutere di quali aiuti disporre per far fronte alla siccità in Somalia. Il portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite, Mark Bowden, ha avvertito che la situazione è disperata e che è probabile che le condizioni peggiorino ulteriormente nei prossimi sei mesi.

 

Le ultime due stagioni in Africa Orientale, con l’assenza di piogge, sono state precedute da cinque anni di piena siccità. Il cambiamento climatico, causato dal riscaldamento globale, in Africa orientale ha portato a più frequenti e gravi periodi di siccità nelle già secche stagioni. Piogge sporadiche e imprevedibili inondazioni si sono verificate, invece, durante le stagioni umide. I cattivi raccolti e le gravi carenze idriche, a causa della siccità, hanno causato enormi disastri umani; hanno decimato il bestiame, cacciando dalla propria terra contadini con intere famiglie.

La situazione si è aggravata con l’aumento dei prezzi alimentari. In nessun paese la situazione è così grave come in Somalia, lacerata da invasioni coloniali, dall'intervento imperialista e dalla guerra civile. L'attuale governo, sostenuto dall’imperialismo occidentale, sta combattendo contro un movimento fondamentalista islamico, al-Shabaab, che controlla principalmente il sud del Paese così come una parte della capitale, Mogadiscio.

 

La Somalia è il paese più pericoloso al mondo dove poter lavorare per le agenzie umanitarie. Rapimenti, omicidi e attacchi ai convogli umanitari si verificano frequentemente. Le agenzie umanitarie sono perseguitate non solo dai ribelli, che chiedono pagamenti in contanti, ma anche dalle operazioni militari statunitensi contro i ribelli, che provvedono anche ad interrompere le operazioni umanitarie stesse. Gli insorti hanno individuato come bersagli alcuni operatori umanitari stranieri dopo un attacco missilistico statunitense che ha ucciso il capo di al-Shabaab e altre 24 persone nel 2008. Inoltre si rischia anche quest’anno che Al-Shabaab imponga il divieto di intervento per le agenzie umanitarie come già imposto nel 2009 e 2010, nonostante la promessa di rimuoverlo almeno agli inizi di questo mese.

 

Decine di migliaia di rifugiati somali stanno invadendo i campi in Etiopia e in Kenya, molti camminando a piedi per 30 giorni, con pochissimo cibo o acqua per sostenersi e, durante il viaggio, seppellendo molti bambini prima ancora di raggiungere le loro destinazioni. Nei campi profughi, le agenzie umanitarie stanno lottando per far fronte ai rifugiati. L'ONU dice che finora solo la metà dei 1,6 miliardi dollari necessari sono stati finanziati per la sua attività di soccorso in Africa orientale. In Somalia molte famiglie muoiono di fame e sono costretti a viaggiare verso Mogadiscio, ugualmente dilaniata dalla guerra in cerca di cibo. Altri paesi della Regione, in particolare Etiopia e Kenya, oltre all’emergenza umanitaria proveniente dalla Somalia, si trovano ad affrontare nelle aree agro-pastorali l’assenza delle piogge e l’aumento alle stelle dei prezzi alimentari.

 

Si stima che dei 20 milioni di persone che vivono nelle aree aride del Corno d'Africa in gran parte si tratta di nomadi che, col proprio bestiame al seguito, vivono con le loro comunità grazie ai prodotti di origine animale, quale latte, carne e derivati. Ma negli ultimi decenni queste aree sono state espropriate dall’agrobusiness, ossia agricoltura e allevamenti su larga scala. Questo ha minato il sistema agro-pastorale, ha comportato una diminuzione della resa di latte e carne e nei periodi di siccità, molti nomadi sono costretti ad abbandonare del tutto la terra e i loro processi di auto-attività.

 

L’Africa orientale dipende fortemente dalle colture pluviali, rendendo i mezzi di sussistenza rurali e la sicurezza alimentare altamente vulnerabile alla siccità e alle inondazioni causate dal cambiamento climatico. I piccoli agricoltori e pastori sono sotto attacco da parte dell'agrobusiness capitalista (grande consumatore di "Intrants": materiali, attrezzature, combustile, ecc. necessari al funzionamento di un’azienda agricola, che questa deve acquistare sul mercato). Le persone sono intrappolate nella morsa dei prezzi elevati degli alimenti di base, principalmente importato. Nella Somalia devastata  da un intervento imperialista e dalla guerra civile, c'è il pericolo che la carestia si estenda in tutte le altre aree del Paese.