11 novembre 2010

L'amara evoluzione della lotta alla  Giolfo e Calcagno




Continuiamo così, facciamoci del male

Si potrebbe riutilizzare la famosa frase di Moretti per sottolineare quello che sta succedendo per la Giolfo e Calcagno.

Purtroppo chi subirà i danni maggiori, chi si farà del male, saranno le lavoratrici e i lavoratori che ormai non rimangono che poche settimane di cassa integrazione e poi il vuoto della mobilità.

Chi invece continua ,appunto ,nella stessa politica di attesa e di gestione dell’esistente, di rifiuto della conflittualità di questi ultimi anni , non subirà nessun danno e anzi probabilmente continuerà con questa politica perdente.

Poteva non finire così : si poteva di fronte alla disponibilità alla mobilitazione dei lavoratori e lavoratrici della Giolfo, rilanciare la lotta, mantenere l’occupazione del sito, chiedere almeno un anno di cassa integrazione obbiettivo minimo da accettare.

L’impressione è stata invece, che da parte dei sindacati confederali, delle istituzioni una gran fretta di chiudere la partita, di chiuderla senza contrapporsi alle banche creditrici, di non usare da una parte la conflittualità e la mobilitazione collettiva e il peso politico e istituzionale dall’altra.

I lavoratori e le lavoratrici della Giolfo sono stati lasciati ancora una volta soli, come prima di loro quelli della Delphi, della MTM,… delle altre situazioni in crisi.

Da una parte i vertici di CGIL,CISL e UIL hanno fatto di tutto per non unificare le lotte, per non connettere le mobilitazioni, per non far partire quella solidarietà e quella condivisine da parte di altri lavoratori e lavoratrici che si era cominciata a vedere intorno all’occupazione della Giolfo.

La paura di non controllare la mobilitazione, che si rompessero accordi e interessi consolidati ha fatto si che quella lotta, che doveva essere sostenuta e ampliata, fosse vista invece con fastidio e disinteresse.

Dall’altra parte l’assoluta mancanza di progettualità e di volontà di gestione del territorio da parte delle istituzioni locali.. : è possibile che Regione, Provincia e Comune non possono con il peso politico e istituzionale che hanno imporre ,di fronte ha fondi già disponibili, la sola firma per un anno di Cassa Integrazione ?, Solo quando si tratta di imporre Rigassificatori e lo stravolgimento della sanità livornese si è forti e determinati…quando si tratta di imporre una sola firma a delle banche si è impotenti ? Il problema che le lavoratrici e i lavoratori sono ormai un peso e la vendita è sicuramente più facile e migliore senza di loro, senza chi ha prodotto ricchezza e ha valorizzato quel sito. Che le banche abbiano solo l’interesse economico non ci stupisce sono le istituzioni e i sindacati che dovrebbero avere altri interessi e altre politiche.

Ma che siamo di fronte ad un fallimento complessivo lo dimostrano i tristi numeri della contabilità occupazionale : 18.000 iscritti nelle liste di disoccupazione, 6000 cassa integrati negli ultimi 2 anni. quanti precari e precarie..?

Si tratta allora forse di ripartire da quello che si è visto muoversi da e intorno alla Giolfo la solidarietà e l’autorganizzazione dei lavoratori, dei precari, per difendere il lavoro rimasto e conquistarne altro ,scontrandosi con i poteri forti che cercano ancora maggiori profitti da questa crisi

Sinistra Critica Livorno