Quali sono gli interessi della Cina in America latina?

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Da International ViewPoint Giugno 2010

Di Virginia de la Siega


La Repubblica popolare cinese (RPC) sta lentamente ma inesorabilmente emergendo come potenza mondiale negli ultimi 30 anni. È diventata la terza potenza economica più grande del mondo dopo Stati Uniti e Giappone, ed è in procinto di lasciarsi alle spalle la Germania come principale esportatore al mondo. E non è più un produttore di merci di basso valore, insomma di oggetti a bassa tecnologia: è diventata il più grande produttore mondiale sia di turbine eoliche che di pannelli solari, e lo scorso anno le vendite di automobili sono raddoppiate fino a superare il milione di veicoli al mese, sorpassando così gli Stati Uniti.


Se a questo aggiungiamo che ha il terzo budget per la difesa più grande del mondo, e la più vasta popolazione (1,3 miliardi di persone), diventa subito evidente che la Cina non dispone di sufficiente petrolio, gas naturale, alluminio, rame, o ferro per soddisfare i suoi bisogni energetici e di materie prime, e che necessita di partner commerciali per sostenere la sua crescita.


La Cina è anche un attore chiave sulla scena politica mondiale. Oltre al ruolo strategico che essa svolge nell'ambito geopolitico asiatico e il suo status come nazione nucleare, è membro del Consiglio di sicurezza dell'ONU, dell'Organizzazione mondiale del commercio, del Gruppo dei 77 paesi in via di sviluppo, dell'Asia Pacific Economic Cooperation Group e della Banca Interamericana di sviluppo. La Cina ha anche lo status di osservatore nell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e mantiene una missione di peacekeeping ad Haiti.


Oltre a ciò, la Cina ha iniziato a mostrare i primi comportamenti di uno stato imperialista nel processo decisionale mondiale. Essa ha rafforzato la propria presenza diplomatica e l'influenza economica, in un modo spesso definito “soft power” nei paesi in via di sviluppo , in particolare in Africa, America Latina e Sud-Est asiatico. Ha cercato di guadagnare benemerenze internazionali attraverso il finanziamento delle infrastrutture e progetti di sviluppo delle risorse naturali, con l'assistenza nella realizzazione di tali progetti e con il sostegno delle imprese statali a molti paesi in via di sviluppo. Seppure in termini di sovvenzioni allo sviluppo la Cina è una fonte relativamente esigua all'interno delle risorse globali, tenendo conto di prestiti e condizioni commerciali agevolate, dell'assistenza tecnica, e degli investimenti sovvenzionati o garantiti dallo stato, la RPC diventa una delle principali fonti di aiuto economico ai paesi in via di sviluppo. [1]


Se il ruolo che la Cina ha svolto in Africa ha attirato molta attenzione, quello giocato in America Latina non ha fatto altrettanto. Attualmente, il commercio bilaterale tra Cina e America Latina si sta espandendo in modo significativo dal novembre 2004, quando il presidente cinese Hu Jintao ha promesso di investire 100 miliardi di dollari nella regione.


Secondo il ministero del Commercio cinese, gli investimenti cinesi in America Latina sono aumentati da 200 milioni di dollari nel 1975 a 70,2 miliardi dollari nel 2006 e si prevede di raggiungere 100 miliardi di dollari nel 2010. [2] Anche se numeri del commercio della Cina nella regione sono inferiori a quelli degli Stati Uniti Stati Uniti ( 560 miliardi di $) o dell'Unione europea ($ 250 miliardi), la tendenza è significativa. Un segno dell'importanza che la Repubblica Popolare Cinese dà alla regione è la pubblicazione del suo primo documento di politica sull'America Latina il 5 novembre 2008. Le relazioni commerciali e finanziarie sono state integrate da altri accordi, come l'invio di delegazioni di alto livello di tipo culturale, commerciale, politico e militare , oltre alla partecipazione della Cina alle istituzioni latino-americane sopra menzionate.



La duplice strategia della Cina in America Latina


La RPC ha definito due strategie per l'America Latina. la prima è di ordine economico ed ha lo scopo di garantire l'accesso della Cina alle materie prime di cui ha bisogno per la sua crescita economica e di trovare un mercato per i suoi manufatti. La seconda strategia è principalmente politica ed ha lo scopo di ottenere il riconoscimento diplomatico da quei paesi che ancora riconoscono Taiwan come governo della Cina.

Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Messico, Panama, Perù, Venezuela e Cuba hanno un ruolo importante nel primo caso.

Il Brasile, prima economia della regione, è chiaramente il più importante partner della Cina, sia come mercato per le merci cinesi che come fonte di materie prime. Il Brasile fornisce circa il 45% delle importazioni di soia ed è anche fonte di altri prodotti agricoli, così come lo è per ferro e petrolio. La Repubblica Popolare Cinese ha avviato diversi progetti importanti di collaborazione con il Brasile in questi settori. Lo status del Brasile di grande paese a medio reddito, lo rende anche un importante mercato per le merci cinesi, tra cui l'elettronica, macchinari e manufatti ad alta intensità di manodopera, come calzature e giocattoli. Il Brasile possiede una industria nucleare e risorse naturali di uranio - importanti per la Cina che sta espandendo la propria industria nucleare per soddisfare i bisogni energetici. L'industria aerospaziale brasiliana ha offerto molteplici opportunità di collaborazione con la Cina, anche nel campo della ricerca tecnologica.

La recessione globale ha rimarcato e accresciuto l'importanza della Cina per il Brasile. Mentre le esportazioni brasiliane verso gli Stati Uniti sono scese del 37,8% nel primo trimestre del 2009, le esportazioni verso la Repubblica Popolare Cinese sono aumentate del 62,7%. Di conseguenza, nel primo semestre del 2009, la Cina è diventata il primo paese importatore del Brasile. La Cina è anche diventata un finanziatore chiave nei progetti brasiliani di sfruttamento delle riserve petrolifere in acque profonde scoperte recentemente nei bacini di Campos e di Santos. Quando nel maggio 2009, Cina e Brasile hanno firmato un accordo per un prestito di 10 miliardi dollari dalla China Development Bank, il presidente di Petrobras, Sergio Gabrielli, ha osservato: “Non c'è nessuno nel governo degli Stati Uniti con cui possiamo sedere e avere il tipo di discussione che stiamo avendo con i cinesi”. [3] In base a tale accordo, il prestito è stato concesso in cambio di una fornitura garantita di petrolio nei prossimi dieci anni. Le due nazioni stanno anche portando avanti una serie di importanti joint ventures, che comprende la produzione congiunta di aviogetti, il programma China-Brazil Earth Research Satellite (CBERS) e altri programmi di cooperazione spaziale.


Come nel caso del Brasile, la politica economica della Cina nei confronti dell'Argentina, l'altra grande economia del Sud america, non si limita a comprare le risorse naturali. L'Argentina ha collaborato con la Cina in progetti spaziali, come un laser satellitare in attribuito alla San Juan University, e ha discusso di collaborazione nella progettazione di un reattore nucleare di nuova generazione.

Tuttavia, gli interessi principali della la Cina in Argentina sono rivolti al settore minerario ed a quello petrolifero. Nel 2003, la CNPC (China National Petroleum Company) ha acquisito una partecipazione nei settori del petrolio e del gas dell'argentina Pluspetrol , che opera nei campi del nord Argentina e Perù, ed già stato piazzato un investimento da parte della società cinese-angolana Sonogol. Nel maggio 2010, China National Offshore Oil Corporation (CNOOC) ha acquistato una partecipazione del 50 per cento nell'Argentina Bridas Holdings per un ammontare di 3,1 miliardi di dollari. Ci sono stati anche approcci tra la società spagnola Repsol-YPF e CNOOC riguardanti la Repsol-YPF Argentina Holdings, anche se nessuna delle ipotesi ventilate si è ancora realizzata.

Gli USA guardano con sospetto le offerte finanziarie della RPC tese ad agevolare il commercio con l'Argentina. Nel marzo del 2009, la Cina ha firmato un “debt swap” di 10,2 miliardi di dollari con l'Argentina[4]. Si tratta di un insieme di operazioni nell'ambito delle quali una compagnia acquista il debito bancario in dollari di un paese, a prezzi scontati, e scambia questo debito con la banca centrale in valuta locale che può utilizzare per acquisire partecipazioni industriali; questa operazione è stata considerata dal governo americano una tappa della crescente sfida al primato del dollaro come valuta di riserva internazionale. [5] È da notare che il Presidente brasiliano Lula ha affermato esplicitamente di lavorare con la Cina per allontanarsi dal dollaro durante il suo viaggio in Cina nel maggio 2009. [6]

la RPC sta anche corteggiato l'Argentina come acquirente per le proprie merci prodotte, ma qui il rapporto diventa molto più conflittuale a causa del piano argentino dedicato alla riqualificazione di diversi settori industriali.

Per due dei tre membri latino-americani dell' APEC (Asia Pacific Economic Co-operation), il Perù e il Cile, la Cina è diventata un partner commerciale fondamentale. Secondo i dati dell'ONU, nel 2007 quasi il 40% delle esportazioni del Cile è andato alla regione Pacifico Asiatica, per lo più in Cina. Per il Perù, la cifra è del 19%. Questo ha mosso paesi come la Colombia e il Costa Rica ad ambire l'adesione all'APEC.

La RPC ha investito in Perù nel settore petrolifero e del gas. Ha acquistato flotte pescherecce e impianti di trattamento per farine di pesce, ha realizzato investimenti nelle miniere di Toromocho, Rio Blanco e Maracona. Ciò non sorprende se si considera che 85,2% delle esportazioni peruviane verso la Cina sono costituite da rame, farina di pesce e di minerale di ferro.

La RPC è interessata al gas della Bolivia e alle le risorse di ferro. La Bolivia è il secondo paese per le riserve di gas naturale in Sud America, dietro al solo Venezuela. La mancanza di accesso al mare della Bolivia pone un problema, ma l'introduzione di tecnologie di raffinazione nuove, come la liquefazione del gas o il suo utilizzo nella produzione di altri combustibili, aumentano la possibilità di esportare gas boliviano verso la Cina. E Evo Morales ha aperto una serie di possibilità per una vasta presenza cinese in quel paese: è stata firmata a favore del consorzio cinese Shandong Llueng, la concessione del diritto di sfruttamento totale e parziale del giacimento di ferro a El Mutún uno dei più grandi al mondo, se non il più grande; e compagnie petrolifere cinesi hanno firmato accordi per aiutare YPFB a superare alcuni problemi di capitale e di esperienza provocati dalla nazionalizzazione del petrolio .

Gli investimenti in Ecuador sono stati enormi e hanno avuto effetti diplomatici. La Cina ha investito in giacimenti petroliferi, in opere portuali ed in oleodotti. Nel 2003 la Cina ha avanzato un offerta per le concessioni nei maggiori giacimenti petroliferi del paese. I lavori per lo sfruttamento delle risorse petrolifere effettuate da CNPC hanno causato seri problemi con le popolazioni indigene in Tarapoa e Succumbios, soprattutto a causa della mancanza di attenzione degli investitori cinesi nella conservazione dell'ambiente. La decisione del regime ecuadoriano di Rafael Correa di non rinnovare la convenzione che dava l'accesso degli Stati Uniti a Manta è stato il primo passo necessario ad indurre i cinesi a trasformare l'aeroporto in un hub per i voli trans-pacifici, pur senza alcuna esplicita richiesta della RPC.

La Cina ha anche stanziato risorse e joint venture con compagnie petrolifere e società estrattive di minerali di proprietà degli Stati come la PDVSA (Venezuela), YPFB (Bolivia), Petrobras (Brasile), e Cubaniquel (Cuba).

Il caso di Panama è leggermente diverso a causa della sua posizione strategica. Le esportazioni di materie prime panamensi o il suo potenziale come mercato d'importazione sono minime. Tuttavia, in qualità di proprietario del canale, ha un enorme valore strategico per la Cina.

La società cinese Hutchison-Whampoa legata all'esercito, possiede terreni alle due estremità del canale di Panama in posizioni che permettono di osservare i movimenti commerciali e militari in transito, e che potenzialmente potrebbero trasformarsi in basi per future operazioni di controllo del transito attraverso questa via strategica.

La strategia politica della Cina investe principalmente l'America centrale ed i Caraibi. Qui, la RPC ha essenzialmente puntato sull'uso delle leve economiche e diplomatiche per ottenere il riconoscimento diplomatico da quei paesi che ancora riconoscono Taiwan come legittimo governo della Cina. Di tutti i 23 paesi che ancora nel mondo riconoscono Taiwan, 11 si trovano in questa regione.

Finora, il Costa Rica è l'unico paese che ha cambiato alleanze nel 2007, ed è stato quindi premiato: Hu Jintao ha visitato la Costa Rica nel 2008 per inaugurare un nuovo stadio di calcio donato dalla Repubblica popolare cinese.


Chi trae beneficio da questa situazione?


Il rapporto tra Cina e America latina non si risolve con un pari beneficio per tutti i partner. Nel 2005, le eccedenze commerciali che i paesi latinoamericani avevano con la Cina si sono invertite. Oggi, il 93% delle esportazioni cinesi verso il Centro e Sud America consistono in beni manufatti (25% dei prodotti tessili e abbigliamento, e il 44% macchinari e attrezzature). Questa condizione ha penalizzatogli gli sforzi delle economie latino-americane più avanzate tesi a sviluppare la propria industria locale e sta cominciando a creare problemi.

Il Messico, terzo membro dell'APEC dell'America Latina è stato particolarmente colpito per due ragioni principali: i suoi stretti legami con l'economia degli Stati Uniti e la sovrapposizione tra il tipo di esportazioni cinesi e quelle messicane. Dei 20 principali settori messicani che esportano, 12 sono in aperta competizione con la Cina. Questo non solo riduce la possibilità del Messico di esportare in Cina a solo il 3% circa delle esportazioni complessive, ma compromette anche le sue relazioni commerciali con gli USA. Nel 2003 la Cina ha scalzato il Messico dalla sua posizione di secondo principale esportatore verso gli Stati Uniti. Con un deficit commerciale 28 miliardi di dollari nei confronti della Cina, non c'è da meravigliarsi che il governo messicano voglia rivedere gli accordi commerciali. Un funzionario del governo messicano ha lamentato che per ogni 30 dollari di merci cinesi che entrano in Messico, quest'ultimo ne esporta solo 1 verso la Cina.

Qualcosa di simile sta accadendo con l'industria tessile in America Centrale, che viene soffocata dalle esportazioni cinesi.

Un altro esempio di tensione nelle relazioni con le grandi economie dell'America Latina è il caso dell'Argentina. L'Argentina fornisce il 23% delle importazioni dei prodotti della soia della RPC. La Cina ha sospeso un ordine di oltre 2 milioni di tonnellate di olio di soia, parte del quale già in viaggio, perché l'Argentina ha deciso di tassare le scarpe importate dalla Cina come misura per proteggere i propri produttori locali. Il deficit commerciale Argentino con la Cina nel 2009 ha raggiunto 1,2 miliardi di dollari e per i primi due mesi del 2010 è già a 600 miliardi dollari. Il governo argentino non è disposto a farlo aumentare. la risposta della Cina non ha niente da invidiare a quella delle altre potenze imperialiste quando i loro “diritti commerciali” vengono minacciati da paesi emergenti determinati.

In sostanza, i governi dell'America Latina hanno due problemi con gli investimenti cinesi: 1) il loro scopo principale è quello di servire allo sviluppo di cui la Cina ha bisogno, facilitando si l'esportazione di materie prime, ma imponendo spesso la condizione che una parte significativa dei progetti di acquisire e trattamento dei materiali e dei servizi debba essere acquistato in Cina; 2) hanno scoperto che il livello degli investimenti diretti cinesi nella regione non è poi così elevato come sembra, e che gran parte delle somme ufficiali finiscono in paradisi fiscali offshore.

Quello che è chiaro è che il commercio cinese con l'America latina ha sì alimentato un boom nei settori delle materie prime-export della regione (Argentina, Brasile, Cile, Perù e Venezuela), ma ha al tempo stesso danneggiato gravemente il settore manifatturiero latino-americano con la concorrenza in espansione delle merci cinesi. La situazione è ancora peggiore per i paesi e le regioni con settori produttivi di grandi dimensioni e limitati settori di esportazione di materie prime come il Messico e l'America Centrale.




Cina: Il nuovo apprendista nel cortile americano


La Cina vuole dunque sostituire gli Stati Uniti come potenza dominante nella regione? Niente è più lontano dalla verità. Finora, la RPC ha chiaramente dimostrato che la sua preoccupazione principale non è quella di minare il rapporto Cina-USA, che considera della massima importanza strategica dal punto di vista economico. Al massimo, la Repubblica popolare cinese sarebbe disposta ad occupare gli spazi vuoti che gli Stati Uniti possono lasciare. Le economie più forti dell'America latina hanno cercato di trarre profitto dalla triangolazione di potere che la politica cinese sta portando avanti con fortuna alterna.

La preoccupazione della Cina di non mettersi di traverso agli Stati Uniti influenza anche le sue relazioni con Venezuela, Bolivia, Ecuador e, soprattutto, Cuba. La Cina ha firmato accordi militari con il Venezuela, ma questo non deve essere visto come un sostegno a titolo definitivo del regime bolivariano. Anche se la Cina ha firmato un un'ampia cooperazione militare con il Venezuela, lo ha fatto a malincuore, costretta dal suo bisogno di petrolio. In una certa misura, la Cina sta a malincuore colmando il vuoto creato dal deterioramento del rapporto politico e militare del Venezuela con gli Stati Uniti. l fatto che il governo venezuelano ha bloccato le operazioni di alcune società cinesi come la CNPC, dimostra che i rapporti tra i due paesi non sono esenti da contraddizioni.

Il rapporto con Cuba è leggermente diverso da quello con il Venezuela. Nonostante l'approccio pragmatico della Cina alla politica estera, c'è ancora uno sfumato elemento ideologico in gioco. Le relazioni economiche sono più strette, e la Repubblica popolare cinese ha sorpassato la Spagna ed è seconda solo al Venezuela tra i partner commerciali di Cuba. La Cina ha anche giocato un ruolo chiave nel migliorare il sistema di difesa aerea cubana, ed organizza frequenti incontri di delegazioni militari di alto rango. Cuba rifornisce anche la Repubblica popolare cinese di materiali strategici e prodotti agricoli. Oltre allo zucchero, Cuba ha anche petrolio off-shore e le più grandi riserve di nichel già localizzate di tutto il mondo. Nel gennaio 2005, il gigante cinese degli idrocarburi Sinopec Corp. ha firmato un accordo con l'azienda di stato cubana Cubapetroleo (CUPET) per produrre congiuntamente petrolio sull'isola. Tuttavia, le relazioni non sono senza problemi. Una joint venture di 500 milioni di dollari per la produzione di 68.000 tonnellate annue di ferro-nichel nella parte orientale di Cuba, firmato tra Cubaniquel e la ditta cinese Minmetals, è stata improvvisamente annullata, e la concessione è stata data, invece, al Venezuela.



Conclusioni


Come le relazioni tra Cina e America Latina si svilupperanno in futuro è materia di speculazione, anche se alcune tendenze sono già chiare.


  La RPC non ha alcun interesse a danneggiare il suo rapporto strategico, economico e politico con gli USA. Il rapporto con i governi di Venezuela, Bolivia, Ecuador e Cuba è stato limitato per lo più ad accordi commerciali in cui ha dimostrato di essere praticamente l'unica beneficiaria.


  Il rapporto tra la RPC ed i paesi dell'America Latina è un rapporto fra disuguali a causa del potenziale economico della prima e dei limiti dei secondi. Ciò è fonte di costante conflitto con quelle economie emergenti, come Messico e Argentina, che hanno in programma lo sviluppo di un'industria indipendente e tentano di frapporre barriere per difendere i loro produttori nazionali dalle esportazioni cinesi.


  Un'altra fonte di conflitto con gli investimenti diretti cinesi è il fatto che questi cercano comunque alti livelli di rendimento a prescindere dalle condizioni sociali, del lavoro o ambientali. Questo ha già creato conflitti con le popolazioni indigene in Ecuador, Perù, Venezuela e Argentina.



Cronologia degli investimenti cinesi in America Latina su energia e materie prime dal 2005


Gennaio 2005

*Cuba

il gigante cinese degli idrocarburi Sinopec Corp. firma un accordo con l'azienda di stato cubana Cubapetroleo (CUPET) per produrre congiuntamente petrolio sull'isola caraibica.

-L'azienda statale cinese Minmetals investe 500 milioni dollari in una joint venture per la produzione di 68.000 tonnellate annue di ferro-nichel nella parte orientale di Cuba.


Febbraio 2005

*Cile

China Minmetals Corporation firma un accordo per investire una cifra iniziale di 550 milioni di dollari, che potrebbe eventualmente salire a $ 2 miliardi, per costituire una joint venture con la società Codelco che gestisce il rame di stato cileno.


Settembre 2005

*Bolivia

China Shengli International Petroleum Development Co. Ltd. Sancisce un accordo quadro con la statale Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolovianos per investire 1,5 miliardi dollari in 40 anni in giacimenti di petrolio e gas.

*Ecuador

Il consorzio cinese Andes Petroleum, che include la China National Petroleum Corp. e il gruppo Sinopec , acquista i diritti di estrazione e gli oleodotti della Multinazionale canadese EnCana.


Giugno 2007

*Perù

La società Peru Copper Inc. ( estrazione del rame) con sede in Canada accetta di essere acquistata dall'azienda statale Aluminium Corp. of China Ltd. con un accordo amichevole del valore di 840 milioni di C$ (792 milioni di US$) in contanti, secondo quanto dichiarato dalla società canadese.


Maggio 2009

*Brasile

China Development Bank annuncia che presterà 10 miliardi dollari a Petrobras, la compagnia statale del petrolio brasiliana, in cambio di una fornitura garantita di petrolio nei successivi dieci anni.


Luglio 2009

*Ecuador

La Cina stipula un accordo di un miliardo di dollari di prestito-per-petrolio con l'Ecuador, membro dell'OPEC sudamericana.


Setembre 2009

*Venezuela

Il Venezuela firma con la Cina un accordo per 16 miliardi di dollari di investimenti in tre anni per aumentare la produzione di petrolio a diverse centinaia di migliaia di barili al giorno nella cintura dell'Orinoco.


Ottobre 2009

*Brasile

Il gruppo cinese per l'estrazione e la produzione di minerale di ferro e acciaio Baosteel propone di pagare 1 miliardo di sterline (1,6 miliardi di US$) per una quota del 30 per cento della enorme miniera di minerale di ferro di proprietà anglo-americana di Minas Rio in Brasile.


Marzo 2010

*Argentina

Il gigante statale cinese CNOOC (estrazione di petrolio da piattaforme marine) acquista una partecipazione del 50 per cento nell'a holding argentina Bridas (produzione di gas e petrolio) per 3,1 miliardi di dollari americani.


Note


[1] China’s Assistance and Government-Sponsored Investment Activities in Africa, Latin America, and Southeast Asia, Report for (US) Congress Prepared for Members and Committees of Congress, Thomas Lum, November 25, 2009.

[2] Latin Business Chronicle, China Undermines U.S. in Latin America, Monday, June 04, 2007, vai 

[3] The Wall Street Journal, May 18, 2009.

[4] La Nacion [Argentina], March 31, 2009.

[5] Nacion [Costa Rica], March 31, 2009

[6] Xinhua News Agency, May 22, 2009.